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Amare la croce onora il nome di Dio

Jul 15, 2023Jul 15, 2023

“Piantare” significa dunque prendere la nostra croce per seguire Cristo, come ci dice Papa Francesco:

“Il mondo ci dice esattamente il contrario: il divertimento, il piacere, il divertimento e la fuga contribuiscono alla bella vita. La persona mondana ignora i problemi di malattia o di dolore in famiglia o intorno a lui; distoglie lo sguardo. Il mondo non ha desiderio di piangere; preferirebbe ignorare le situazioni dolorose, nasconderle o nasconderle. Molte energie vengono spese per fuggire da situazioni di sofferenza nella convinzione che la realtà possa essere nascosta. Ma la croce non può mai mancare” (Gaudete et exsultate 75).

Amiamo la croce, come scriveva san Josemaría: «Non possiamo, non dobbiamo essere cristiani accomodanti: sulla terra ci deve essere il dolore e la Croce... Trovare la Croce è trovare la felicità: è aver trovato te, Signore!" (La Forgia 762, 766). Fuggire la croce è fuggire Cristo; abbracciarlo è abbracciare Cristo, onorando il nome di Dio, come dice con enfasi San Paolo:

«Abbiate in voi gli stessi sentimenti che sono vostri in Cristo Gesù, il quale, pur essendo nella condizione di Dio, non considerò un tesoro geloso l'uguaglianza con Dio, ma svuotò se stesso, assumendo la condizione di servo, nascendo a somiglianza degli uomini. E, trovato in forma umana, umiliò se stesso e si fece obbediente fino alla morte e alla morte di croce. Per questo Dio lo ha sovranamente esaltato e gli ha dato il nome che è al di sopra di ogni nome, affinché nel nome di Gesù ogni ginocchio si pieghi nei cieli, sulla terra e sotto terra, e ogni lingua confessi che Gesù Cristo è il Signore, la gloria di Dio Padre” (Filippesi 2:5-11)

Abbracciando la sua croce, Cristo ha esaltato Dio Padre e ha spinto il Padre a conferirgli il nome sopra ogni nome: Gesù. Dio ci chiama a fare lo stesso, ad accettare con grazia le sofferenze della vita, come partecipazione all'espiazione di Cristo per i nostri peccati. Questo ci aiuterà a vedere Cristo in ogni cosa della nostra vita e a guadagnarci un grande nome. Venereremo Dio, il suo nome, il nome di Cristo e onoreremo i grandi nomi di Maria e dei santi. Non abbracciare la croce è un fallimento nell’amare.

Anche se usare il nome di Dio invano può non essere un peccato mortale, ferisce sempre il nostro rapporto con Lui. Consideriamo ad esempio un uomo che grida il nome di sua moglie ogni volta che succede qualcosa di brutto: si colpisce il pollice con il martello e grida: "Oh Marylu!", oppure rompe un bicchiere... "Marylu, non ancora!" ecc. Ciò non ucciderebbe la loro relazione ma certamente la danneggerebbe. Allo stesso modo, se ogni volta che succede qualcosa di brutto usiamo il nome di Dio invano – magari sbagliamo un tiro di basket e gridiamo “Oh Cristo…” – è come se dicessimo: “Cristo, se non avresti mosso il canestro , la palla sarebbe entrata”. Questo di solito non è un peccato mortale, come lo sarebbe se il nome di Dio fosse usato con odio o disprezzo. Usare il nome di Dio invano o con un po' di irriverenza è comunque offensivo e ferisce il nostro rapporto con Lui.

Quando vedete il nome di Dio usato con noncuranza o male, difendetelo e piangete facendo atti di riparazione o di espiazione.

Imprecare (l'uso di imprecazioni e “parole di quattro lettere”) non comporta l'uso del nome di Dio invano, ma è un modo per incolpare gli altri della nostra sofferenza facendoli soffrire con noi, dicendo qualcosa che li ferirebbe o li disgusterebbe. Quindi imprecare è una mancanza di pazienza (sofferenza con pazienza) che porta a una mancanza di carità.

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